Il dott.
Bernard
Nathanson,
famoso
ginecologo di
New York, può
essere
considerato tra
i padri della
legge, del 1973,
che liberalizzò
l’aborto negli
Stati Uniti.
Poco tempo dopo,
applicando le
tecniche
ecografiche
durante un
intervento,
rimase
profondamente
sconvolto
dall’orrenda
realtà
dell’aborto. Da
allora,
Nathanson non ha
mai più
praticato aborti
ed è divenuto un
testimone della
battaglia per la
vita. La
registrazione di
quell’ecografia
è divenuta un
filmato che ha
fatto il giro
del mondo.
(argomento
ed immagini
contenute sono
inadatte ad un
pubblico
immaturo o
impressionabile).
Nathanson, di
origini ebraiche
ma ateo, in
seguito si è
convertito al
cattolicesimo e,
nel 1996, ha
ricevuto il
battesimo. Nella
sua
autobiografia,
La mano di
Dio, ha
raccontato il
proprio percorso
dalla Morte
alla Vita.
Nel testo che
segue, del 1983,
il dott.
Nathanson spiega
le tecniche di
propaganda
utilizzate dal
movimento
abortista pro
choice (=
per la “libertà
di scelta”) per
influenzare
l’opinione
pubblica
americana, in
maggioranza
contraria alla
legalizzazione.
Le
impressionanti
similitudini con
gli avvenimenti
italiani che
condussero
all’approvazione
della legge 194
del 22 maggio
1980, con gli
slogan tornati
di moda
nell’attuale
polemica “in
difesa della
legge” e con le
campagne in atto
in diversi Paesi
sudamericani,
rendono evidente
che i movimenti
abortisti
agiscono in base
a strategie
concertate e
organizzate su
scala
internazionale
per imporre la
liberalizzazione
dell’aborto,
indipendentemente
da luoghi, tempi
e condizioni
concrete di vita
delle donne.
Confessione di
un ex-abortista
del dr. Bernard
Nathanson
Sono
personalmente
responsabile di
aver eseguito
75.000 aborti.
Ciò mi legittima
a parlare con
autorevolezza e
credibilità
sull’argomento.
Sono stato uno
dei fondatori
della
National
Association for
the Repeal of
the Abortion
Laws
[Associazione
Nazionale per la
legalizzazione
dell’aborto
ndr] (NARAL),
nata negli Stati
Uniti, nel 1968.
A quel tempo, un
serio sondaggio
d’opinione aveva
rilevato che la
maggioranza
degli Americani
era contraria a
liberalizzare
l’aborto. In
capo a soli 5
anni, noi
riuscimmo a
costringere la
Corte Suprema
degli Stati
Uniti ad
emettere la
decisione che,
nel 1973,
legalizzò
l’aborto
completamente,
rendendolo
possibile
virtualmente
fino al momento
del parto.
Come ci
riuscimmo? È
importante
capire le
strategie messe
in atto perché
esse sono state
utilizzate, con
piccole
varianti, in
tutto il mondo
occidentale al
fine di cambiare
le leggi contro
l’aborto.
La prima
strategia fu
conquistare i
massmedia
Cominciammo
convincendo i
massmedia che
quella per la
liberalizzazione
dell’aborto era
una battaglia
liberale,
progressista ed
intellettualmente
raffinata.
Sapendo che se
fosse stato
fatto un vero
sondaggio ne
saremmo usciti
sonoramente
sconfitti,
semplicemente
inventammo i
risultati di
falsi sondaggi.
Annunciammo ai
media che dai
nostri sondaggi
risultava che il
60% degli
Americani era
favorevole alla
liberalizzazione
dell’aborto.
Questa è la
tecnica della
bugia che si
auto-realizza:
poche persone,
infatti,
desiderano stare
dalla parte
della minoranza.
Raccogliemmo
ulteriori
simpatie verso
il nostro
programma
inventando il
numero degli
aborti illegali
praticati ogni
anno negli Stati
Uniti. La cifra
reale era di
circa centomila,
ma il numero che
più volte
ripetemmo
attraverso i
media era di un
milione.
Ripetendo
continuamente
enormi menzogne
si finisce per
convincere il
pubblico.
Il numero delle
donne morte per
le conseguenze
di aborti
illegali si
aggirava su
200-250 ogni
anno. La cifra
che
costantemente
indicammo ai
media era
10.000.
Questi falsi
numeri
penetrarono
nelle coscienze
degli Americani,
convincendo
molti che era
necessario
eliminare la
legge che
proibiva
l’aborto.
Un’altra favola
che facemmo
credere al
pubblico
attraverso i
media era che la
legalizzazione
avrebbe
significato
soltanto che
quegli aborti,
allora eseguiti
illegalmente,
sarebbero
divenuti legali.
In realtà,
ovviamente,
l’aborto è
divenuto ora il
principale
metodo di
controllo delle
nascite negli
Stati Uniti
e il loro numero
annuale è
aumentato del
1500% dalla
legalizzazione.
La seconda
strategia fu
giocare la
“carta
cattolica”
Sbeffeggiammo
sistematicamente
la Chiesa
Cattolica e le
sue “idee
socialmente
arretrate” e
scegliemmo la
Gerarchia
cattolica come
colpevole
dell’opposizione
contro l’aborto.
Questo argomento
fu ripetuto
all’infinito.
Diffondemmo ai
media bugie del
tipo “tutti
sappiamo che
l’opposizione
all’aborto viene
dalla Gerarchia
e non dalla
maggioranza dei
cattolici” e “ i
sondaggi
dimostrano
ripetutamente
che la maggior
parte dei
cattolici vuole
la riforma della
legge
sull’aborto”. I
media
bersagliarono
insistentemente
il pubblico
americano con
queste
informazioni,
persuadendolo
che qualsiasi
opposizione alla
liberalizzazione
dell’aborto
doveva essere
sotto
l’influenza
della Gerarchia
ecclesiastica e
che i cattolici
favorevoli
all’aborto erano
illuminati e
lungimiranti. Da
questa
affermazione
propagandistica
si deduceva che
non esistessero
gruppi
antiabortisti
non cattolici;
il fatto che
altre religioni
cristiane e non
cristiane
fossero (e
ancora sono)
unamimemente
antiabortiste
era
costantemente
sottaciuto, allo
stesso modo
delle opinioni
pro-life
espresse da
atei.
La terza
strategia fu la
denigrazione e
la soppressione
di tutte le
prove
scientifiche del
fatto che la
vita ha inizio
dal
concepimento.
Spesso mi viene
chiesto che cosa
mi abbia fatto
cambiare idea.
Come, da
esponente
abortista di
punta, mi sono
trasformato in
un difensore
pro-life? Nel
1973, sono
diventato
direttore di
Ostetricia in un
grande ospedale
di New York City
ed ho fondato
l’unità di
indagine
prenatale,
proprio quando
stava prendendo
il via una nuova
grande
tecnologia che
oggi usiamo
quotidianamente
per studiare il
feto nell’utero.
Una delle
principali
tattiche
pro-aborto è
insistere
sull’impossibilità
di definire
quando la vita
abbia inizio, e
che questa sia
una domanda di
carettere
teologico o
morale o
filosofico ma
non scientifico.
La fetologia
ha reso
innegabilmente
evidente che la
vita inizia dal
concepimento e
che richiede
tutta la
protezione e la
salvaguardia che
ognuno di noi
desidera per se
stesso. È chiaro
che la
liberalizzazione
dell’aborto è la
deliberata
distruzione di
quella che
indiscutibilmente
è una vita
umana. È un
inaccettabile
atto di violenza
mortale. Si può
comprendere che
una gravidanza
non pianificata
sia uno
straziante
dilemma, ma
cercare la
soluzione in un
deliberato atto
di distruzione
significa
buttare via
l’infinita
ricchezza dell’ingengno
umano e
sottomettere il
bene pubblico
alla classica
risposta
utilitaristica
ai problemi
sociali.
Come
scienziato so -
non “credo”, ma
“so” – che la
vita ha inizio
con il
concepimento.
Benché io non
sia praticante,
credo con tutto
il cuore alla
sacralità
dell’esistenza
che ci impone di
fermare in modo
definitivo ed
irrevocabile
questo triste e
vergognoso
crimine contro
l’umanità. |