Gesù, prima di ascendere al cielo, affidò ai suoi
discepoli la grande commissione:”Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo
a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi
non avrà creduto sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro
che avranno creduto: nel mio nome scacceranno i demoni; parleranno in lingue
nuove…imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno” (Marco 16:15-18).
Gesù, come al solito, ci ha lasciato dei
principi, delle indicazioni guida, ma non ci ha trasmesso tutti quei dettagli
che ci avrebbero facilitato il compito, evitandoci ogni forma di errore, e che
ci avrebbero permesso di applicare uniformemente le sue direttive. Così, quando
dice che noi scacceremo demoni, a chi si riferisce? Agli increduli, ai credenti
o ad entrambi? Se facciamo riferimento ai Vangeli, dobbiamo prendere atto che
Gesù ha scacciato demoni da persone, che a volte credevano e a volte non
credevano in Lui, ma che comunque non erano nate di nuovo.
Nel Nuovo Testamento gli episodi sono molto
ridotti e limitati agli Atti degli Apostoli: “Molti segni e prodigi erano fatti
tra il popolo per le mani degli apostoli…la folla accorreva dalle città vicine a
Gerusalemme, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi; e tutti
erano guariti” (Atti 5:12,16); “E le folle unanimi prestavano attenzione alle
cose dette da Filippo, ascoltando e osservando i miracoli che faceva. Infatti
gli spiriti immondi uscivano da molti indemoniati, mandando alte grida; e molti
paralitici e zoppi erano guariti” (Atti 8:6-7); “Mentre andavamo al luogo di
preghiera, incontrammo una serva posseduta da uno spirito di divinazione…Paolo,
infastidito, si voltò e disse allo spirito: Io ti ordino, nel nome di Gesù
Cristo, che tu esca da costei. Ed egli uscì in quell’istante” (Atti 16:16,18).
Anche in questi tre casi la liberazione è
avvenuta su persone non ancora credenti o su persone certamente attente alla
predicazione e attratte dai prodigi operati dagli apostoli, ma probabilmente non
ancora nate di nuovo. Se ci limitassimo, quindi, a quanto è possibile ricavare
dalle Sacre Scritture, dovremmo concludere che i demoni vanno scacciati solo dai
non credenti, o meglio da chi non è ancora nato di nuovo.
Non vogliamo qui considerare come e quando i
demoni possono entrare nel cuore di una persona, ma è ormai accettato quasi da
tutti che le possessioni possono avere luogo già nel seno materno e continuare
nel corso di una vita spesa più o meno al servizio del peccato.
Sorge adesso spontanea la domanda: Qual è la
sorte degli spiriti immondi presenti in una persona quando questa si converte e
accetta Cristo nel suo cuore? Escono automaticamente quando entra la luce e la
santità di Gesù? Devono essere costretti a manifestarsi con una preghiera mirata
e scacciati subito dopo per permettere al Signore di prendere possesso di quella
vita, perché è impensabile e impossibile che il Cristo conviva con delle
presenze maligne? O possono tranquillamente restare nel cuore di un “nato di
nuovo” fino al giorno in cui, grazie anche all’azione santificante dello Spirito
di Gesù dato al neo-credente proprio per aiutarlo a vedere e successivamente ad
abbandonare tutto ciò che non è gradito al Padre, vengono smascherati e poi
scacciati?
La Bibbia non è così categorica al riguardo e per
questa ragione il mondo evangelico è spaccato su queste ipotesi. L’esperienza
diretta, allora, diventa l’elemento chiarificatore ed è lo strumento che ci
porta a valutare un mondo invisibile a noi sconosciuto e non liquidabile con
delle semplici teorie o supposizioni.
La Parola deve comunque rimanere l’unica e vera
fonte di luce a cui far ricorso e perciò deve darci delle risposte anche a
questo proposito. In Matteo 12:43-45 leggiamo: “Quando lo spirito immondo esce
da un uomo, si aggira per luoghi aridi cercando riposo e non lo trova. Allora
dice: Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito; e quando ci arriva, la trova
vuota, spazzata e adorna. Allora va e prende con sé altri sette spiriti peggiori
di lui, i quali, entrati, vi prendono dimora; e l’ultima condizione di
quell’uomo diventa peggiore della prima”.
Gesù ci fa intendere che i demoni, una volta
scacciati, possono riprendere possesso del cuore da cui sono usciti ed anche con
maggior virulenza. Questo avviene quando la casa è vuota, quando, cioè, non ha
un custode, quando non è governata dallo Spirito Santo, da Colui che è più forte
del demonio. Qual è, quindi, il senso di scacciare demoni da un non credente,
se, non esistendo la garanzia di una sua apertura a Gesù e di una sua
conseguente “nuova nascita”, la sua condizione successiva potrebbe risultare
peggiore di quella precedente la liberazione?
E ancora: “Io manderò davanti il mio terrore,
metterò in rotta ogni popolo presso il quale arriverai e farò voltare le spalle
davanti a tutti i tuoi nemici. Manderò davanti a te i calabroni, che scacceranno
gli Ivvei, i Cananei e gli Ittiti dalla tua presenza. Non li scaccerò dalla tua
presenza in un anno, affinché il paese non diventi un deserto, e le bestie dei
campi non si moltiplichino a tuo danno.
Li scaccerò dalla tua presenza a poco a poco,
affinché tu cresca di numero e possa prendere possesso del paese” (Esodo
23:27-30). Se Canaan, sul piano prettamente umano, è la terra promessa, la terra
dell’abbondanza dove scorre “latte e miele”, la terra dove vivere con una
propria identità di popolo e in pace sotto il governo dello stesso Dio, su
quello spirituale rappresenta il cuore di Gesù, la meta del nostro viaggio come
credenti, l’acquisizione, cioè, del frutto dello Spirito: amore (misericordia,
compassione, perdono), gioia, pace (assenza di conflitti interiori), pazienza,
benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine (sottomissione, ubbidienza),
autocontrollo (Galati 5:22).
Ma così come la terra di Canaan era occupata da
popoli che non avevano nessuna intenzione di andarsene per cedere agli Ebrei il
territorio in cui avevano vissuto per secoli, trasformandosi di conseguenza in
nemici belligeranti d’Israele e in oppositori della volontà di Dio, la stessa
cosa succede nel nostro cuore. Il peccato e il demonio che vi hanno stabilito la
loro dimora per anni o decenni, condizionando a loro piacimento le attitudini e
il comportamento della persona in questione, non riconosceranno la sovranità di
Gesù, non riconosceranno la loro sconfitta patita sul Golgota e non si
metteranno da parte facilmente e passivamente. Anche questi nemici spirituali,
quindi, devono essere combattuti e vinti, perché “dai giorni di Giovanni il
battista fino ad ora, il regno dei cieli è preso a forza e i violenti se ne
impadroniscono” (Matteo 11:12).
E così come gli Ebrei dovettero affrontare i
nemici uno alla volta per potersi insediare in quelle terre, anche noi dovremo
fare altrettanto con il peccato e gli spiriti immondi presenti nel nostro cuore.
1° Giovanni 1:8 dice: “Se diciamo di essere senza
peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i
nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da
ogni iniquità (intende solo dall’azione peccaminosa in sé o anche da eventuali
presenze maligne?). Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la
sua parola non è in noi”.
Se pensiamo che con la venuta di Gesù nelle
nostre vite siamo diventati improvvisamente santi, liberi dal peccato e una
nuova creatura conforme ai desideri di Dio, stiamo evidentemente sbagliando.
Questo colpo di spugna miracoloso sarebbe paragonabile alla terra di Canaan
liberata da tutti i popoli che la abitavano non appena Israele vi avesse messo
piede.
Ma il Signore non dice questo, afferma, anzi, che
la liberazione sarà lenta e progressiva. Il peccato per essere confessato deve
essere visto.
Perché ciò avvenga bisogna amare la verità
(conoscere la realtà del nostro cuore) e, come logica conseguenza di questa
attitudine, ricercare la luce dello Spirito affinché le nostre opere siano
manifestate e veniamo convinti di peccato (Giovanni 3:20-21).
Per esserne poi purificati, cioè liberati e
capaci di agire come Dio desidera, dobbiamo rifiutarlo, perché contrario alla
volontà di Dio, e decidere di combatterlo, attingendo al potere di Gesù. Quando
avremo imparato a soggiogare quel nostro atteggiamento carnale, percepito come
peccato, e sviluppato quella qualità tipica del cuore di Gesù, basata
sull’amore, potremo passare ad affrontare il prossimo aspetto negativo, frutto
della natura corrotta che abbiamo ereditato dai nostri genitori. E così via fino
alla liberazione completa, che non durerà un anno, ma molto di più.
Gli spiriti immondi, normalmente, entrano in un
cuore e lo governano aggrappandosi ad un atteggiamento peccaminoso accettato e
fatto proprio dalla persona in questione. E finché quel peccato non sarà visto,
rifiutato e combattuto, lo spirito immondo non lascerà la presa perché si
sentirà in diritto di continuare la sua azione condizionante su quella mente e
su quel cuore.
Non dimentichiamoci che il demonio è il “principe
delle tenebre” e dove la luce non è ancora entrata, lui agisce indisturbato.
Così come la luce naturale non appare mai all’improvviso nel suo massimo
fulgore, anche la conoscenza della verità in noi sarà progressiva: “Il sentiero
dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finché sia
giorno pieno” (Proverbi 4:18).
Se il Signore ci liberasse automaticamente da
tutto il male presente in noi, peccato e spiriti immondi, senza che noi ne
diventassimo coscienti, senza che ne considerassimo il danno che produce alle
nostre vite, senza desiderare e sperimentare il pentimento, senza volerne la
liberazione, diventeremmo come Sansone che giocava col peccato pensando di non
poterne essere intaccato e vinto, ma che finì schiavo dei Filistei.
La resistenza dei demoni a lasciare un cuore che
hanno controllato per anni la si percepisce e si tocca con mano nel momento in
cui si ingiunge a questi spiriti immondi di uscire. Parlando attraverso la bocca
del posseduto dicono frasi come queste: “No, non me ne andrò mai da qui…lui
(lei) è mio (mia)…sono in questa casa da quando lui (lei) era bambino e non la
lascerò adesso…lui (lei) mi ama, mi vuole, non me ne posso andare…non riuscirete
mai a cacciarmi via da qui…ecc.”
E poi, per quale ragione lo Spirito di Gesù non
potrebbe convivere nel cuore di una persona con dei demoni? Se la sua luce è
così potente da non permettere a nessun spirito immondo di resistere alla sua
presenza, perché nel libro di Giobbe si può leggere che Satana aveva accesso
alla presenza di Dio e poteva addirittura parlare con Lui? “Un giorno i figli di
Dio vennero a presentarsi davanti al Signore, e Satana venne anch’egli in mezzo
a loro. Il Signore disse a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dal
percorrere la terra e dal passeggiare per essa. Il Signore disse a Satana: Hai
notato il mio servo Giobbe?...E Satana si ritirò dalla presenza del Signore”
(Giobbe 1:6-12).
In ogni caso Gesù, quando entra in noi, deve
convivere col nostro peccato, con la nostra carne, cioè con una natura
peccaminosa. E perché potrebbe coesistere con il peccato e non con un demone?
Non hanno forse la stessa natura, la stessa origine?
Le Scritture e soprattutto le esperienze dirette
di anni di ministero, di vari servitori in varie parti del mondo, devono aprirci
la mente alla possibilità che presenze maligne possano ancora annidarsi nel
nostro cuore e influenzarci a tal punto da renderci difficile, se non
impossibile, l’ubbidienza alla Parola del Signore in certi aspetti della nostra
vita e da impedirci di godere della gioia prodotta dallo Spirito di Gesù in noi.
Se non la temiamo, andiamo allora alla luce e così conosceremo la verità, quella
verità che ci renderà liberi.