

Testimonianze di
ex tossicodipendenti e alcolizzati
TESTIMONIANZA DI
UN EX TOSSICODIPENDENTE
Mi chiamo Beppe, e
sono nato a Cremona in una famiglia di sani principi, dove mi hanno insegnava a
frequentare buone amicizie ed essere educato con le persone che mi stavano
vicino. Fino all'età di tredici anni sono stato sempre ubbidiente, ascoltando i
consigli dei miei genitori. All'età di quattordici anni con alcuni amici
cominciai a frequentare l'ambiente delle discoteche, a bere e quasi sempre dopo
queste uscite quasi sempre tornavo a casa alle due o alle tre del mattino,
ubriaco e sconvolto. Nello stesso tempo lavoravo in un panificio dove conobbi
altri ragazzi con i quali cominciai a fumare marijuana e per molti anni sono
andato avanti così, bevendo e fumando. I miei genitori non sapevano nulla perché
mi nascondevo il più possibile e non mi aprivo mai con loro.
Nel 1974, il grande salto, con alcuni amici cominciammo a fare uso di eroina.
Ricordo ancora la prima dose che mi fu presentata, eravamo in un giardino, e un
mio amico sciolse la roba nel cucchiaino. Ricordo ancora le sue parole mentre mi
chiedeva di porgergli il braccio. Era la prima volta che mi bucavo e avevo meno
di 17 anni. Cominciai così a cercare soldi in casa mia per procurarmi l'eroina.
Mio padre ben presto venne a sapere che facevo parte di un gruppo di ragazzi che
giravano insieme per andare a rubare. Così un giorno venne da me e mi disse: "È
vero che tu fai uso di eroina?" Io cercai in tutte le maniere di negare
l'evidenza perché avevo paura di mio padre e gli raccontavo un sacco di
frottole, fino a che un giorno venne verso di me, mi alzò le maniche della
camicia, e vide le mie braccia segnate dalle siringhe che usavo. Mi pose delle
condizioni: se volevo continuare a vivere in casa dovevo smettere di bucarmi,
altrimenti avrei dovuto prendere la mia strada. Decisi di lasciare la mia casa e
andai a vivere con un mio amico che al tempo spacciava droga.
Era una casa dove c'era un via vai di tossicodipendenti che veniva sia per
comprare che per bucarsi. Mi inoltrai in quella strada che non abbandonai se non
dopo 10 anni, facendo cose assurde, continuando a rubare e finendo anche in
carcere. Lì dentro avevo molto tempo e cominciai a riflettere domandami che cosa
stavo facendo della mia vita, il dispiacere provocato ai miei genitori, ecc...
Ma neanche questo riusciva a fermarmi, continuavo ad usare eroina nonostante
tutto, arrivai fino al punto di raccogliere siringhe per la strada, ero
completamente stravolto e un giorno mi trovai mezzo morto, buttato sopra un
marciapiede. Ricordo ancora quando venne l'ambulanza a prendermi, per portarmi
in ospedale, pensai: "questa volta muoio". Quando mi risvegliai mi arrabbiai con
gli infermieri dicendo: "Ma cosa mi avete fatto, io stavo così bene dove mi
trovavo". Mi avevano tolto lo sballo e mi avevano rimesso in sesto. Cominciai a
gridare e a battere i pugni sul tavolo. Scappai dall'ospedale e tornai per la
strada, la mattina seguente ero di nuovo in cerca di eroina. Alle volte non
mangiavo per due giorni, ero così legato e immerso nella droga che arrivai a
pesare 45 chili, ogni giorno dovevo recuperare dalle 200 alle 300 mila lire per
soddisfare il mio bisogno. Per 10 anni questo è stato il mio incubo.
Mio padre diverse volte ha cercato di venirmi incontro, e una volta mi portò in
ospedale per farmi disintossicare, ma quando uscivo tornavo a fare quello che
facevo prima, e pensavo che ormai quella fosse la mia vita. Un giorno, mi
trovavo in un giardino di Milano ed ero seduto su una panchina pensando a come
potevo far soldi, perché stavo male e avevo bisogno della mia dose giornaliera.
Due ragazzi si avvicinarono a me e mi invitarono ad andare con loro in una
comunità. Io dissi loro che avevo ormai provato con ogni mezzo ad uscirne, ma
niente aveva potuto aiutarmi. Poi decisi di di seguire il consiglio, quando
arrivai vidi dei ragazzi che avevano fatto la mia stessa esperienza e mi
raccontarono cose meravigliose di come erano stati trasformati e perdonati da
ogni peccato. Il responsabile della comunità mi disse che Gesù avrebbe potuto
cambiare anche la mia vita, mi disse che c'era speranza anche per me e da quella
sera stessa decisi di andare a vivere in questa comunità, che attualmente sta
aiutando molti giovani. Una sera, proprio in questa comunità, gridai a Dio
chiedendogli di perdonarmi i miei peccati, e Dio lo fece, dandomi la gioia di
vivere. Ora io posso affermare che Dio è fedele perché mi conduce avanti
superando ogni difficoltà. Dio è potente, può veramente cambiare il cuore
dell'uomo.
Forse questa soluzione ti sembrerà semplicistica e inadeguata ma è l'unica
strada per uscire fuori dalla morsa della droga.
TESTIMONIANZA DI UN EX TOSSICODIPENDENTE
Sono l'ultimo di otto
fratelli. Mia mamma si ammalò di un forte esaurimento nervoso mentre io ancora
mi agitavo nel suo grembo. Quando nacqui, non era già più nelle condizioni di
prendersi cura di me, così lo fece mia sorella più grande. Ma quando partì per
l'America, dopo aver preso marito, per me era ancora troppo presto. Avevo solo
11 anni ed ero bramoso di affetto materno. Mi sentii abbandonato e terribilmente
insicuro, mi parve che il mondo con tutto il suo peso gravasse sulle mie spalle
ancora troppa gracili. Mi sentivo schiacciato.
Un profondo senso di ribellione contro tutti e contro tutto cominciò ad
albergare nel mio cuore. Non davo ascolto a mio padre e più lui cercava di
correggermi, più reagivo con forza. C'era in me un fuoco di risentimento verso
la vita che mi induceva a fare tutto il contrario di ogni cosa giusta.
Avevo solo 15 anni quando divenni capo di una banda di ragazzini del mio
quartiere. Facevamo molte bravate e ce ne vantavamo. Poi venne la stagione delle
discoteche, delle ragazze, del sesso e dell'alcol, tanto. Mi ubriacavo spesso.
Immancabile giunse l'appuntamento con la droga: dapprima lo spinello, poi gli
allucinogeni e l'eroina. Il mio cervello era in frantumi almeno quanto la mia
anima. La cocaina, infine, distrusse quel poco che rimaneva della mia integrità
di uomo. L'odio per il mondo e per la vita era ormai divenuto odio contro me
stesso. In fondo non facevo altro che distruggermi, dose dopo dose, buco dopo
buco. Ma cercavo ancora, seppure in maniera maldestra, di mascherare il disastro
che ero divenuto. Giorno dopo giorno bruciavo la terra attorno a me. Credo di
aver ingannato tutti, amici, parenti, familiari e quindi cresceva a dismisura
tutto intorno il deserto. A questo punto la droga mi serviva per sentirmi in
quello stato di torpore che ti impedisce di pensare e di riconoscerti per quello
che sei diventato, una larva. Da fanciullo educato alla fede cristiana, ero
divenuto un adoratore del diavolo, di un dio che chiamavo Eroina. Ero a meno di
un metro dall'inferno.
Oggi riconosco i grandi sforzi fatti da mio padre per aiutarmi, dissuadermi,
correggermi, amarmi. Ma a nulla valsero. Non so più in quante comunità
terapeutiche ho soggiornato e da quante sono scappato. Ero in un vicolo cieco.
Non ero più padrone di me. Più che l'alcol e la droga, il vero problema,
comunque, ero io stesso.
La droga aveva, nei lunghi anni di abuso, corroso ogni cosa. Non sapevo più
gioire e non sapevo più piangere. I momenti di lucidità erano talmente
insopportabili che diverse volte ho tentato il suicidio. Oggi so che qualcuno mi
proteggeva. Mi somministravo la morte a piccole dosi quotidiane, eppure ero
terrorizzato dalla morte. Diverse volte sono stato in coma per overdose.
Non saprei dire come, né saprei ripetere le parole, ma nel mio cuore doveva
esserci un grido soffocato di aiuto simile a una preghiera. "Ti prego,
soccorrimi Signore. Donami la pace e fammi provare quella gioia di vivere che mi
é sconosciuta!"
Dio rispose, e lo fece attraverso mio padre. Lui non aveva mai smesso di pregare
per me. Fu lui a propormi di entrare in una comunità di recupero che aveva una
forte enfasi di fede cristiana. "Papà portami pure in questo centro. Per me
soltanto Dio, se esiste, può fare qualcosa." Qui conobbi non solo una comunità
di ragazzi col mio stesso problema, ma anche una comunità spirituale, di persone
sinceramente convinte dell'aiuto di Dio. Ero attratto da quella forte tensione
spirituale ma non capivo fino in fondo da dove venisse. Avevo fede, ma ero
ancora incredulo. Qualcuno a cui mi rivolsi mi parlò con semplicità e
convinzione di Gesù. "Quello che non puoi fare con le tue forze lo può Gesù per
te!". Cominciai una lunga, reiterata e ostinata preghiera. Volevo che Gesù
operasse anche in me come in quei ragazzi. Stentavo a credere che avrebbe potuto
rimettere assieme i pezzi della mia vita. Fu così, forse per la prima volta, che
mi resi conto del male che avevo fatto a tante altre persone. Molti avevano
patito a causa mia. Ma questo pensiero non mi distruggeva. La consapevolezza del
peccato cresceva di pari passo con quella della Grazia. Dio mi voleva bene. Non
si era stancato di me. Aveva continuato ad amarmi anche quando non mi amavo
neppure io stesso. È stato per la sua vicinanza se ho potuto sopportare la
paralisi delle crisi di astinenza. Lui, soltanto lui era capace di spegnere il
fuoco che ardeva nel mio corpo, che bruciava le vene mentre le ossa erano
pesanti come il piombo. Dio ha agito, certo, ma lo ha fatto attraverso molti di
quei ragazzi che erano passati per quella stessa angusta strada. Erano per me
come una schiera di angeli mandati a soccorrermi, giorno e notte.
La fede dei primi passi cominciò a diventare cammino quotidiano nella lettura
della Parola di Dio, nella preghiera personale. Così l'antica storia di quel
figlio, di cui narra la parabola, che parte per un lungo viaggio nel quale si
perde, acquistava per me un significato biografico. Dio era proprio quel padre
paziente e amorevole rimasto alla finestra ad aspettare il mio ritorno.
Da allora la presenza spirituale del Signore ha preso a medicare e curare le mie
piaghe. La lunga malattia dell'anima aveva lasciato ormai posto alla stagione
della convalescenza e della piena guarigione. Nessun medico e nessuno psichiatra
aveva potuto affrancarmi da quei 22 anni di vita dissoluta vissuta alla mercé
della droga. Il Signore l'ha fatto. L'ha potuto per mezzo del suo amore. L'ha
compiuto mettendo in me la fede. L'ha realizzato donandomi dei fratelli. Ed oggi
il più grande desiderio che ho nel cuore é quello di sapermi nelle sue mani uno
strumento di aiuto per tanti altri ragazzi come me. Il mio desiderio è quello di
vederli un giorno liberi dalla droga vivendo una vita con la pace, la gioia e
l'amore di Dio che si può ottenere solo attraverso Suo Figlio Gesù.
TESTIMONIANZA DI UNA EX TOSSICODIPENDENTE E ALCOLIZZATA
L'influenza
dell'hard-rock unitamente a tutte le esperienze vissute a partire dalla mia
infanzia avevano terribilmente indurito il mio cuore. La dipendenza dall'alcool
e dalla droga era soltanto la punta dell'iceberg; ma le situazioni in cui mi
cacciavo per procurarmeli e le cose che facevo sotto il loro effetto erano una
vera tragedia. So di aver sfiorato la morte diverse volte.
Ma non è stato sempre così, anzi... Quelli che mi conoscono dicono che sono
stata l'incubo peggiore che possa capitare a dei genitori. All'età di 12 anni mi
sono unita ad un gruppo chiamato "Hoods". Tra i 12 e i 21 anni ero quasi
perennemente "in viaggio" grazie a due espedienti: l'alcool e la droga.
Una sera, i miei amici devono aver creduto che fossi sul punto di andarmene;
così vollero sbarazzarsi di me prima che morissi in casa loro, decidendo di
abbandonarmi, mentre non ero cosciente, in una casa disabitata. Nelle vicinanze
c'era solo un'altra casupola, dove abitava una donna sola, una credente. Ad un
certo punto, Dio la condusse in cucina per prendere un bicchiere d'acqua;
attraverso la finestra, la donna vide fermarsi un'auto e tre uomini trascinare
una ragazza dentro la casa disabitata, per andarsene poi a tutta birra.
Immediatamente, avvertì la polizia. All'ospedale i medici dissero che se mi
avessero trovata anche solo un quarto d'ora dopo sarei morta. A 15 anni sono
scampata dal trascorrere l'eternità all'inferno... per una manciata di minuti.
Mi misero in una comunità di recupero per un anno, poi, respinta dai miei,
iniziai a lavorare in un bar per sette sere a settimana per pagare l'affitto.
Alla fine degli studi superiori decisi di iscrivermi all'università, perché non
volevo certo finire i miei giorni come cameriera. Una mattina, mentre andavo a
lezione, vidi alcuni uomini che da dietro un tavolo distribuivano dei libricini
blu agli studenti. Uno di loro me ne diede uno. Quando vidi che si trattava di
un Nuovo Testamento rimasi scioccata e lo buttai in fondo al mio armadio, decisa
a non leggerlo per nessun motivo. Perché non l'ho subito gettato
nell'immondizia? Non lo so...
Poco tempo dopo mi accorsi di essere incinta. Tutti pensavano che abortissi ma,
visto che non facevo mai quello che gli altri si aspettavano da me, decisi di
tenere il bambino. Così mi ritrovai all'università, sola, incinta, alcolizzata e
drogata. Avevo comprato molti libri che avrebbero dovuto aiutarmi ad uscire dai
miei guai, ma non vi trovai niente di niente. Non sapendo più che "pesci
prendere" andai a cercare il piccolo Nuovo Testamento e mi misi a leggere.
Non sapevo molto di Gesù, e nemmeno della Bibbia. Iniziai a leggere il vangelo
di Matteo, poi quello di Marco. Fui sorpresa perché mi sembrò di ricominciare la
stessa storia. Quando iniziai il vangelo di Luca, ricominciai daccapo ancora una
volta! Se guardo al mio passato, posso vedere come ognuno dei vangeli ha posto
in me un fondamento ogni volta più solido.
Sapevo senza ombra di dubbio che tutto quello che c'era scritto era vero. A poco
a poco, Gesù conquistò il mio cuore. Più andavo avanti nella lettura della
Bibbia, più essa mi dimostrava ciò che era bene e ciò che era male e quanto Dio
non sopportasse il peccato. A volte, smettevo di leggere perché mi sembrava che
ogni parola mi condannasse; poi, però, tornavo alla Bibbia per soddisfare la mia
sete di Dio. Nel maggio del 1981, mi laureai in informatica e tornai a Badbush
per partorire. Jasmina nacque il 12 Agosto 1981. Finalmente avevo uno scopo
nella vita. Un anno dopo, mi trasferii a Aberdeen, nel Dakota del Sud. Di fronte
a casa mia c'era un parco. Un giorno, mentre portavo a spasso Jasmina, notai una
piccola chiesa ed ebbi il desiderio di entrarvi. Mi sentii subito ben accolta e
decisi di tornarvi ogni domenica.
Imparai a conoscere meglio il Signore Gesù, sia mediante la lettura della Bibbia
sia attraverso i messaggi del pastore. Desideravo rispondere all'appello per la
conversione e una domenica sera mi alzai per andare incontro a Gesù e riceverlo
nel mio cuore. Fu il giorno più bello della mia vita. Tutti i presenti si misero
dolcemente a cantare "Così qual sono, io vengo a Te". Rimasi lì, in piedi,
piangendo per il rimorso, per la gioia, per il sollievo. Poi, dopo che il
pastore ebbe pregato per me, tornai a casa con un cuore nuovo. Per la prima
volta, mi sentivo pulita, leggera, in pace con Dio e con me stessa. Questo
accadeva a Pasqua del 1983. Da quel momento in poi, la mia vita è davvero
cambiata. Tre anni più tardi, Dio ha reso la mia gioia completa: un giovane
della chiesa di Aberdeen mi ha chiesto di sposarlo. Ci siamo stabiliti a
Fruitdale; Steve e Mag si sono aggiunti alla famiglia.
Che dono prezioso fu quel piccolo Nuovo Testamento! Mi ha guidata verso la
salvezza e verso una nuova vita. So che il mio passato è morto e che in Cristo
sono una nuova creatura.
TESTIMONIANZA DI UN EX TOSSICODIPENDENTE
(resa da un collaboratore
dell'Associazione "Diaconia onlus", sezione n.6 di Napoli, via B. Quaranta, 9/d,
San Giovanni a Teduccio - NA)
Mi chiamo Armando, ho
31 anni e circa 10 anni della mia vita li ho trascorsi nella sofferenza della
droga. La mia è stata un'infanzia difficile convivendo con i continui litigi dei
miei genitori e quando i miei decisero di separarsi il mio cuore venne colpito
da un dolore profondo. Crescendo provavo invidia verso i miei amici perchè
vedevo che avevano famiglie unite e desideravo averne una anch'io. Un giorno mia
mamma fu colpita da un guaio giudiziario e io dovetti andare a vivere con una
mia zia. In quello stesso periodo mio padre iniziò a bere ed entrò nel tunnel
dell'alcool. Questo era un altro dolore che si aggiungeva al mio stato di
sofferenza.
Man mano che crescevo, ormai ero un giovanotto, cresceva anche un senso di
ribellione in me e un senso di disprezzo verso la vita e verso i miei genitori,
e tante volte ho desiderato non esistere. Immancabilmente, frequentando la
strada e la mia compagnia, si presentò la droga. Avevo poco più di sedici anni e
iniziai a provare i primi spinelli e man mano che crescevo avevo in me il
desiderio di andare oltre. Iniziai a provare droghe diverse, come la cocaina,
"trip" allucinogeni e assumendo pasticche di extasy. Iniziai poi a frequentare
varie discoteche di Riccione e di altri posti, spacciando droga. Un giorno,
avendola in mano, venne in me il desiderio di provare l'eroina: è lì che iniziò
la vera sofferenza sia fisica che mentale e presi a bucarmi e ad isolarmi dal
mondo. Man mano che andavo avanti questa sostanza s'impradoniva sempre più della
mia vita. Questo è durato per circa dieci anni e ormai mi ero rassegnato che
questa doveva essere la mia vita e la mia fine. Io stesso non avrei scommesso
una lira su di me e senza la dose quotidiana ero incapace pure di camminare.
Ho provato varie volte a smettere, persino riuscendoci per brevi periodi, ma in
quel tempo mi mancava la sostanza e c'era un vuoto in me incolmabile.
Un giorno, mentre ero nella mia stanza, nei miei viaggi verso l'inferno della
droga, mia mamma mi invitò ad andare a casa di mia zia perchè li c'erano delle
persone che pregavano. Accettai di malavoglia ma poi, a casa di mia zia
incontrai queste persone che mi parlavano di Gesù come un vivente che mi poteva
liberare dal mio stato pietoso. Così fecero per me una semplice preghiera e uno
di loro mi regalò pure una Bibbia. In quei momenti sentii l'amore che queste
persone avevano e il loro peso per il mio problema. Anche in me avvenne qualcosa
che non so spiegare e scendendo da quell’appartamento non vedevo l'ora di
arrivare a casa mia. Non so cosa mi stava succedendo ma appena arrivato nella
mia stanza presi l'altra droga che mi era rimasta e la scaraventai con tutta la
mia rabbia dalla finestra. Poi mi inginocchiai e chiesi a Dio di liberarmi da
quel laccio che mi teneva legato. La mattina seguente già mi svegliai diverso e
veramente sentivo la presenza di Dio su di me e man mano che i giorni passavano
iniziai a disprezzare la droga e la persona che ero stato.
Sono trascorsi diciotto mesi da quando ho smesso e sono veramente grato a Dio
perchè la Sua presenza è sempre più tangibile nella mia vita. Oltre a essere
stato liberato dalla droga, la mia vita è in pace con Dio e verso il prossimo.
Non ho più confusione nella mente, il mio punto di riferimento è Cristo Gesù ed
ogni mio problema lo metto davanti a Lui.
Posso veramente dire che mi sento rinato e sono circondato da persone che mi
amano e mi stimano. Frequento anche una chiesa cristiana evangelica e il Signore
ha messo nel mio cuore la compassione per i disadattati, infatti sono
collaboratore di un'associazione, "progetto Kades", per il recupero degli
emarginati. Sono grato a Dio per tutto ciò.
TESTIMONIANZA DI UN EX TOSSICODIPENDENTE
Ero un giovane come
tanti altri, mi piaceva provare nuove cose perché pensavo "la vita è provare,
toccare, assaggiare... a che serve la vita senza avere un po' di divertimento,
senza avere nuove esperienze, senza provare nuove cose".
Così mi ricordo che poco alla volta ho iniziato a fumare la prima sigaretta...
mi piaceva andare in discoteca, ascoltare musica, mi piaceva andare ad ascoltare
dei concerti di musica rock... e sapete, in quell'ambiente sei un po' trascinato
verso delle cose, anche se magari non lo vuoi fare, ne sei preso, trascinato. E
così mi ricordo la prima volta ho iniziato a fumare spinello, hashish... e poco
alla volta ho iniziato a provare eroina, ho iniziato a bucarmi, a drogarmi.
La prima volta che provai la droga mi dicevo "com'è bello... come mai tante
persone non provano la droga?", perché mi dava una sensazione così bella, mi
sembrava di essere in paradiso. E dicevo "mi voglio divertire, perché la vita è
divertirsi, la vita è provare cose".
Andando sempre più avanti, cominciai a rendermi conto che se non mi drogavo
stavo male, andavo in crisi d'astinenza. E così per molti anni mi sono drogato,
e molte volte cercavo di uscire dalla droga, però non ce la facevo. La droga mi
portò a fare delle cose stupide, anche se ero un "bravo ragazzo" come si dice,
iniziai a rubare per procurarmi droga, e qualche volta anche a venderla.
La mia vita era distrutta, perché avevo 23 anni, e a causa della droga ero
andato anche in prigione, e molte volte stavo per morire. Però posso ringraziare
il Signore questa mattina perché Gesù mi ha liberato dalla droga, e posso dire
che Gesù è veramente il liberatore.
E così per la prima volta un mio amico mi ha parlato di Gesù. Però la prima
volta sentire parlare di Gesù per me era strano, perché questo mio amico anche
lui un tempo si drogava, ma a un certo punto lo vidi con la Bibbia in mano, e mi
diceva "Gesù mi ha liberato!". Io gli dicevo "La droga ti ha fatto uscire di
testa". Ma lui disse "No, Gesù veramente mi ha liberato dalla droga! Io sono
andato in una chiesa evangelica, e ho sentito la presenza di Dio, ho sentito che
Dio veramente mi ha toccato". Io mi dicevo "Cos'è la presenza di Dio? che
significa?", mi facevo tante domande.
Così all'inizio lo prendevo in giro, mi mettevo a ridere; però una volta lui mi
disse "Vuoi venire con me stasera? vado in chiesa". E così andai, e lì vidi
tante persone che pregavano, lodavano Dio, alzavano le loro mani... io dicevo
"ma dov'è Dio? io non vedo niente, questi sono pazzi". Però mi ricordo che in
quella sera, durante la preghiera, ero vicino al mio amico, e lui mise la mano
sulle mie spalle e disse "Signore, ti prego, aiutalo!". E per la prima volta io
ho sentito la presenza di Dio, non capivo cos'era, ma Dio mi parlò: "Tu hai 23
anni, sei distrutto, che cos'hai fatto della tua vita?".
E posso dire che da quella sera in poi, dopo un paio di settimane, Dio mi ha
liberato dalla droga. Io ho visto quello che gli uomini, la società, i dottori,
gli ospedali non potevano fare per me, Dio l'ha fatto. Nemmeno la prigione aveva
potuto liberarmi dalla droga; mi ricordo che quando ero in prigione i miei
genitori mi venivano a trovare, e io dicevo a mia mamma "Quando uscirò di qua,
basta con la droga! Non mi drogherò più!". Però poco tempo dopo tornavo di nuovo
nella droga, perché non era qualcosa solo della crisi d'astinenza ma ero legato
nel mio cuore. E posso dire questa mattina che Gesù è potente da fare qualsiasi
cosa. Forse tu hai lo stesso problema della droga, non lo so, o forse hai altri
problemi, Gesù è capace di liberarti! Amen, Dio vi benedica.
Si vedano anche:
Centro Remar - comunità
cristiana per il recupero tossicodipendenti e disadattati (link)
Associazione
Diaconia (progetto Kades) - centro cristiano di ascolto per il recupero di
tossicodipendenti ed etilisti (link)
Centro Kades (Adi)
- comunità cristiana per il recupero dalla tossicodipendenza (link)
Teen Challenge
-
centro cristiano per il recupero dei tossicodipendenti (link)
Il Vangelo su questo
sito
Qual è il messaggio
del Vangelo?